Intelligenza Artificiale (links)
Il tentativo di costruire macchine sempre più ‘intelligenti’ conduce alla nascita della Intelligenza Artificiale , quale disciplina volta all’implementazione dei processi di ragionamento umano in una macchina. Si avvia così una proficua circolarità di contributi tra lo studio del funzionamento della mente dell’uomo e la costruzione di modelli computazionali. E’ una piena circolarità tra soggetto e oggetto, in quanto l’oggetto macchinico è costruito teoricamente e fisicamente dal soggetto umano, che tenta di immettergli le proprie caratteristiche più ‘elevate’: la capacità di pensare e comunicare; ma l’oggetto diviene ‘specchio’ della mente del soggetto, campo di verifica delle ipotesi che riguardano ciò che in essa rimane ancora sconosciuto.

L’ottimismo del primo periodo si stempera di fronte alle difficoltà tecniche e alle critiche teoriche che via via si presentano. Gli elaboratori hanno certo una potenza di calcolo superiore all’uomo e sono in grado di manipolare simboli e applicare inferenze logiche; ma non possono affrontare l’imprevedibilità ambientale e non hanno ‘coscienza’ di ciò che fanno. La finalità, l’orientamento allo scopo, sono implementati nella macchina dall’uomo; le macchine non hanno intenzionalità.

Di fronte alla contraddizione e al paradosso il computer non può che entrare in una serie di oscillazioni da cui può uscire solo grazie all'intervento esterno; la macchina non è in grado di metacomunicare sul proprio operato e relativizzare il paradosso, cambiando il contesto di riferimento.

Queste difficoltà conducono al tentativo di costruire macchine auto-organizzantesi, cioè pienamente autonome. Programmi che non eseguono semplicemente istruzioni ma che ‘apprendono’ dall’ambiente selezionandone le sollecitazioni. Da un approccio problem solving, di soluzioni di problemi in base a regole (etero-impartite), si passa ad un approccio di auto-organizzazione che implica l’emergenza di significati imprevisti ; questo approccio deriva, a sua volta, da una nuova concezione del funzionamento della mente, quale emergenza di un comportamento intelligente a partire da componenti semplici e stupide, le singole cellule cerebrali.

Ciò permetterà la realizzazione di computer paralleli distribuiti (links), come la ‘Connection Machine’, nei quali il comportamento intelligente emerge dalla collaborazione complessiva di migliaia di componenti semplici; e a sistemi ad organizzazione variabile in grado di apprendere, come le reti neurali (links), costituite da semplici componenti interconnesse (fisiche o simulate); la capacità della rete di produrre certi risultati non è inscritta a priori ma ‘appresa’ nel tempo attraverso la modificazione delle interconnessioni.

La speranza di costruire una macchina pienamente autonoma, il robot, che aveva eccitato generazioni di scrittori di fantascienza ma anche terrorizzato i tecnofobi, si è oggi ridimensionata. Ci sono costose macchine a parallelismo massiccio e applicazioni di reti neurali funzionanti; ma la maggior parte dei computer esistenti hanno la stessa struttura e la stessa logica di funzionamento prefigurata da Babbage almeno centocinquanta anni fa.

Gli studi di IA hanno, però, enormemente arricchito la conoscenza dei processi cognitivi, cioè metaconoscenza : conoscenza dell’uomo delle proprie modalità conoscitive.