La semantica logica di A.Tarski


La Teoria dei livelli di linguaggio
Il Teorema di Tarski



La "Teoria dei livelli di linguaggio"
Abbiamo discusso dei paradossi dell’autoreferenza in logica , le antinomie. La soluzione proposta da Russell, per eliminare i paradossi, è la Teoria dei tipi logici.

Una teoria a questa simile, applicabile ai linguaggi non formalizzati, è la Teoria dei livelli di linguaggio di A.Tarski (Biblio,Links).
Essa postula che vi siano diversi livelli di linguaggio :

al livello più ‘basso’, le asserzioni vengono fatte sugli oggetti ; il linguaggio usato è il linguaggio oggetto ;

se vogliamo asserire qualcosa sul linguaggio oggetto, dobbiamo ‘salire’ di un livello ed usare un metalinguaggio ;

se vogliamo asserire qualcosa sul metalinguaggio, dobbiamo ‘salire’ di un livello ed usare un meta metalinguaggio;

se vogliamo asserire ....... ; e così via, in una "catena regredente teoricamente infinita" (Watzlawick trad.it.p.190).


La gerarchizzazione e separazione dei livelli di linguaggio salvaguarda dalla loro confusione , che è la causa prima dei paradossi. Nella lingua scritta, si usano caratteri particolari , come le virgolette o il corsivo, per punteggiare, cioè per indicare un diverso livello; ad esempio : gatto indica l’oggetto, l’animale ; "gatto" indica la parola (quella parola che, nel linguaggio oggetto, indica l’animale).

Non sempre, però, è possibile mantenere la separazione dei livelli. Il paradosso di Epimenide, considerato in precedenza, viola tale separazione : "io sto mentendo" può essere scomposta in due asserzioni appartenenti a livelli diversi : l’asserzione nel metalivello nega l’asserzione nel linguaggio oggetto ; contemporaneamente, essa diviene una delle asserzioni sulle quali si è fatta la meta asserzione, e quindi viene negata ; si innesca in tal modo una oscillazione che impedisce di decidere sulla verità o falsità dell’enunciato.

Il paradosso è dovuto quindi all’autoreferenza di meta asserzioni che innescano la circolarità e la confusione dei livelli di linguaggio. Nell’esempio di Epimenide non è possibile punteggiare, cioè usare particolari caratteri tipografici, per separare i livelli implicati. E ciò è vero in una infinità di casi analoghi.



Il Teorema di Tarski
Tarski (Biblio,Links) è un logico ed un matematico, oltre che uno studioso di semantica. Abbiamo visto in precedenza che egli , alla stregua di Gödel, utilizzò il paradosso di Epimenide per limitare il concetto di verità nei linguaggi logico-formali.

Il suo teorema, esteso ai linguaggi non formalizzati, dice che :

"per le teorie semanticamente chiuse [vi è] la necessità di limitare la potenza espressiva delle teorie medesime, ammettendo che in esse sia possibile definire un predicato di verità solo "parziale", relativo cioè ad "ambiti di discorso" per i quali le condizioni di verità della proposizione non coincidano esattamente con quanto da essa espresso" (Tarski).

Esemplificando :

L’enunciato "la neve è bianca" è vero se, e solo se, la neve è bianca.

La definizione e le condizioni di verità del livello oggetto ("la neve è bianca") si costruiscono al metalivello (la neve è bianca). Ciò implica, come abbiamo visto in precedenza per la logica e la matematica, il regresso all’infinito dei possibili livelli e delle ‘basi’ su cui poggiare i concetti.

Consideriamo tali livelli come diversi livelli di astrazione e scendiamo al linguaggio oggetto ; anche a tale livello vale la differenza mappa/territorio, teorizzata da A.Korzybki (Biblio,Links) : un messaggio non consiste degli oggetti che denota. Il riferimento ad un oggetto non è quell’oggetto.

Nei termini di de Saussure (Biblio), il segno linguistico è arbitrario sia sul versante del significante (ad esempio, i fonemi che compongono "casa" : k/a/s/a) che su quello del significato (una casa) ; il segno unisce un’immagine acustica non ad un oggetto concreto ma ad una sua astrazione psichica, un concetto, l’‘idea’ di una casa.
magritte
La trahison des images (12 KB)
Il tradimento delle immagini - R.Magritte (Links) - olio su tela 1929
(Full Image 102 KB via ftp.sunet.se)


Anche a livello cognitivo, ‘vedere’ un oggetto significa crearsene una immagine, una mappa interna che non è l’oggetto esterno.
Per comunicare, usiamo dei segni che stanno per qualcosa d’altro; sono astrazioni, ‘finzioni’.
I ‘fatti’, i ‘fenomeni’, sono dunque ‘apparenze’, in quanto elaborazioni cognitive che, nella comunicazione, subiscono un’ulteriore elaborazione.